Riportiamo articolo apparso su IlQuotidianodelSud:
di Caterina Tripodi
Sogas, l’ora degli avvisi di garanzia
Anche il presidente del Cda della società, Porcino, e l’ex capogabinetto di Scopelliti, Barrile
REGGIO CALABRIA – Aeroporto dello Stretto, qualcosa si muove sul versante giudiziario: alla chiusura delle indagini preliminari disposta dal pubblico ministero della Dda, Sara Amerio sono seguiti dieci avvisi di garanzia. Gli indagati sono cinque ex componenti del cda di Sogas (la società che ha gestito l’aeroporto dello Stretto e che è stata, a novembre 2016, dichiarata fallita dai magistrati Amerio e Domijanni della Procura di Reggio Calabria, travolta da una mole debitoria di circa 12 milioni di euro): dal presidente Carlo Alberto Porcino, il suo vice Vincenzo Calarco, Luca Maio (l’ex consigliere provinciale già in carcere per la recente operazione Euroscuola), Antonio Barrile ex capo di gabinetto del sindaco di Reggio, Giuseppe Scopelliti e Tommaso Cotronei.
Gli altri cinque indagati sono i revisori dei conti (componenti il collegio sindacale di Sogas): Renato Antonelli, Giancarlo Filocamo, Giorgio Chiaula, Pensabene Domenico e Antonio Parente. Per tutti gli indagati il reato contestato è “false comunicazioni sociali” (l’ex falso in bilancio per intenderci) mentre per il presidente del Cda Sogas Carlo Alberto Porcino si aggiunge l’accusa di “omesso versamento di ritenute dovute o certificate” perché nella sua qualità professionale non versava entro il termine previsto per la presentazione annuale di sostituto d’imposta ritenute risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituti e pari a 389.710,26 Euro.
Oggetto dell’indagine sono i bilanci di Sogas 2011, 2012, 2013 su cui aveva presentato esposti in Procura l’ex presidente della commissione regionale di vigilanza, Aurelio Chizzoniti. Gli indagati, secondo l’accusa, avrebbero inserito in bilancio proventi non previsti per testimoniare un migliore stato di salute della Sogas, tenendo così la società in vita e mantenendo inalterate le loro posizioni traendone “ingiusto profitto”.
Bilancio 2011. Gli indagati Porcino, Calarco, Maio e Barrile insieme a Antonelli, Filocamo e Pensabene secondo i capi di imputazione “per conseguire un ingiusto profitto per sè e per gli altri derivante dal mantenimento in vita di una società ormai decotta (appunto Sogas) e per mantenere quindi le rispettive cariche ricoperte dentro la società nel bilancio sottoscritto il 31 12 2011 “consapevolmente esponevano fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero e omettevano fatti materiali rilevanti (la cui comunicazione è imposta dalla legge) per indurre altri in errore, ed esponendo proventi straordinari e relative contropartite patrimoniali per 1.035.259,83 e per 504.530,38 per un importo totale di 1.539.790,21 determinando così un risultato d’esercizio per l’anno 2011 corrispondente ad un utile di 793,00 ed evitando un risultato di esercizio negativo”.
Bilancio 2012. Porcino, Calarco, Cotronei, Maio, Antonelli, Chiaula e Pensabene in concorso tra loro e sempre per conseguire un ingiusto profitto dichiaravano, ancora una volta, fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero e omettevano fatti rilevanti previsti dalla legge. Esponevano in pratica, proventi straordinari e relative contro partite patrimoniali in questo caso rispettivamente per 3.025.196,46 e per 100 mila euro per un importo totale di 3.125.196,46. Gli indagati riuscivano così a determinare un risultato d’esercizio per l’anno 2012 corrispondente a 113.974,00 evitando un risultato di esercizio invece negativo.
Bilancio 2013. In questo caso gli indagati Porcino e Calarco insieme ai tre revisori dei conti Antonelli, Parente e Pensabene, ancora una volta per ottenere un ingiusto profitto esponevano fatti materiali non rispondenti al vero e omettevano fatti la cui comunicazione è obbligatoria per legge in modo da indurre altri in errore nella lettura dei bilanci ed esponendo proventi straordinari e contropartite patrimoniali per 340.000,00 determinando cosi un risultato d’esercizio per il bilancio 2013 corrispondente a meno 2.872.293,00 euro che, seppure negativo, risultava comunque inferiore alle perdite effettive.
La Provincia di Messina allora socia in Sogas, ebbe sentore che qualcosa non quadrava, e dopo aver fatto verificare cifre e conteggi da propri esperti di fiducia, chiese l’annullamento di quei bilanci. Ma nulla cambiò. Il cda guidato da Porcino e Calarco e con nuovi innesti andò avanti fino all’autunno del 2015 quando sotto la spinta dell’opinione pubblica, della politica ed anche di una petizione della Cgil il cda rassegnò le proprie dimissioni.
Adesso gli indagati dal deposito degli atti hanno 20 giorni di tempo per fornire ulteriore documentazione o per chiedere di essere interrogati.
Finalmente!