La ricapitalizzazione fantasma di Sogas: “Tito Minniti” a rischio implosione

Riporto da IlDispaccio.it:

di Claudio Cordova – Tutto nasce dall’interruzione del rapporto con Consulta Srl, società di consulenza aeroportuale che interromperà il proprio rapporto con la Sogas e quindi con lo scalo di Reggio Calabria, arrivando a una transazione da 1,4 milioni di euro, a fronte del precetto da parte di Consulta per 2,2mln e un pignoramento da ben 3mln. Un accordo tutto sommato conveniente, dato che sarà lo stesso Direttore Generale della Sogas, nel febbraio 2009, a certificare il debito verso la società di servizi: la Sogas elaborerà un piano di pagamento in otto rate, ma non riuscendo a onorarlo, ne nascerà un procedimento giudiziario, in cui, alla fine, le due parti arriveranno a un accordo transattivo, dai due milioni originari agli 1,4 milioni, in un’unica rata.

I soldi per Consulta, però, vanno trovati. E anche alla svelta. E’ il 24 giugno del 2010 quando l’allora Amministratore Delegato della Sogas, Pasquale Bova, dispone il bonifico a favore di Consulta Srl.

Ma da dove arrivano i soldi per Consulta?

Lo decide il Consiglio di Amministrazione, nella riunione del 21 maggio 2010, deliberando, all’unanimità, “che l’esecuzione del deliberato potrà trovare piena copertura finanziaria, in via transitoria, in tutte le risorse finanziarie della Società, al di là della loro specifica destinazione, per come statuito dagli atti di pignoramento. Tale utilizzazione transitoria dovrà essere oggetto di tempestiva ed immediata reintegrazione, non appena saranno pervenuti i fondi già deliberati con la recente ricapitalizzazione della Società nell’Assemblea di approvazione del bilancio 2009”.

I soldi a Consulta “distratti” tramite fondi vincolati per altre necessità aeroportuali.

Pochi giorni prima, infatti, nella seduta del 15 maggio, l’Assemblea dei Soci – in seduta straordinaria – prendendo atto della necessità di coprire la perdita d’esercizio al 31 dicembre 2009 (pari a oltre 2,3 milioni di euro) decide di ricapitalizzare: le perdite, infatti hanno superato, nell’importo, un terzo rispetto al capitale sociale statutario, ponendo così la Sogas in contrasto con la normativa vigente. Il Presidente Pasquale Bova propone dunque di ripianare le perdite e, inoltre, di deliberare l’aumento del capitale sociale a 5 milioni di euro. I soci accettano e le quote sociali vengono così ripartite: 6,72% per la Regione Calabria; 51,75% per la Provincia di Reggio Calabria; 20,5% per la Provincia di Messina; 20,5% per il Comune di Reggio Calabria e 0,03% per la Camera di Commercio di Reggio Calabria.

Tutto sembrerebbe conveniente per la Sogas: Consulta rinuncia a circa 800mila euro rispetto all’ingiunzione e il capitale si ricostituisce, grazie alle risorse che i soci verseranno nelle casse della Società di Gestione del “Tito Minniti”.

Così non sarà, però.

Gli unici soldi che arriveranno, relativamente al ripianamento delle perdite e all’aumento del capitale del patrimonio Sogas, saranno quelli delle Province di Messina e Reggio Calabria. Sono numerosissimi i verbali del Consiglio di Amministrazione e dell’Assemblea dei Soci in cui la Sogas si impegna a chiedere – quasi a mendicare – i soldi ai vari Enti che hanno parte nella Società.

Per pagare Consulta, la Sogas è costretta a impegnare dunque i Fondi Por. Nel novembre 2010, in un’altra riunione del Consiglio di Amministrazione si dà atto che la Provincia di Reggio Calabria ha versato circa un milione di euro “quasi interamente utilizzato parte per il ripiano fondi prima utilizzati per transazione Consulta, mentre la restante parte è stata quasi interamente utilizzata per il pagamento degli stipendi dei dipendenti e per forniture beni e servizi da parte delle imprese, lasciando una limitatissima parte come riserva per la gestione di eventuali urgenze aeroportuali”. Soldi che potevano servire per lo sviluppo dell’Aeroporto, vengono in realtà utilizzati per mettere pezze sulle varie distrazioni di denaro.

Il 2010 vola via, tra le richieste mai soddisfatte della Sogas. E così anche i primi mesi del 2011. Più volte, infatti, nei verbali del CdA e in quelli dell’Assemblea dei Soci, si parla di “delicatissima situazione finanziaria”, esortando gli Enti che ancora non lo hanno fatto di versare la propria quota, in seguito alla ricapitalizzazione operata a metà maggio del 2010.

E’ il 10 febbraio del 2011 quando, in un’ennesima riunione del CdA, si dà atto delle somme mai erogate da alcuni dei soci: il versamento a saldo di circa 447mila euro da parte della Provincia di Reggio Calabria; la sottoscrizione e l’intero versamento del Comune di Reggio Calabria, quasi 850mila euro; la sottoscrizione e l’intero versamento della Regione, circa 285mila euro; la sottoscrizione e l’intero versamento della Camera di Commercio, circa mille e duecento euro; la sottoscrizione e l’intero versamento del Comune di Messina, circa 25mila euro.

Circa un milione e mezzo di euro. Proprio i soldi che la Sogas – sulla base del deliberato aumento del capitale – aveva elargito a Consulta. Dopo circa un anno, dunque, la ricapitalizzazione è solo sulla carta. I soldi, però, sono usciti davvero dalle casse di Sogas.

Nel frattempo, peraltro, succede qualcosa di strano.

Nel Consiglio di Amministrazione del 18 aprile 2011, quando ancora dei soldi dei soci non v’è traccia, il capitale, fino a quel momento sempre indicato sui 5 milioni (cifra stabilita dalla ricapitalizzazione), viene indicato, per la prima volta, sui 3 milioni e 800mila euro, senza alcun tipo di verbale precedente che ne segnali l’abbassamento (proprio in virtù dei mancati versamenti).

Sembra quasi un passaggio prodromico verso quello che accadrà nelle settimane successive.

Nell’Assemblea dei Soci del 27 giugno 2011, infatti, “il presidente rappresenta che è già stata comunicata a tutti gli enti soci la situazione economico-patrimoniale al 31 marzo 2011, già approvato dall’organo amministrativo” dalla quale emerge una perdita di quasi 1,3 milioni di euro. Una perdita che, sommata a quella del 2010, porta il debito a quasi cinque milioni di euro. Il presidente, pertanto, propone l’eliminazione delle perdite, tramite l’abbattimento del capitale sociale, riportandolo indietro di oltre un anno: 3 milioni e 100mila euro.

La cifra iniziale, quella prima della ricapitalizzazione, che però, di fatto, non vi sarà mai. Vengono dunque ricalcolate le quote, ma dei soldi dovuti dai soci (e spesi dalla Sogas, soprattutto per l’affare Consulta, ma non solo) non se ne saprà più nulla.

Nel bel mezzo delle strane manovre sul capitale di Sogas, si innesta la vicenda dell’aerostazione del “Tito Minniti”. Un oggetto misterioso su cui, a tutt’oggi, vi sono molti punti oscuri.

Per la realizzazione dell’opera, infatti, il CIPE stanzierà, 11 milioni e 200mila euro. Nel 2008, la Regione, che gestisce i fondi CIPE, eroga – come da legge – il 20% della somma, come acconto dell’opera. A occuparsi dell’opera è l’azienda Mucciola, che finirà al centro di una complessa vicenda amministrativo-giudiziaria, alternando pronunce favorevoli e contrarie, circa l’interdittiva antimafia disposta a suo carico dalla Prefettura di Roma. Il risultato, però, è che i lavori dell’aerostazione vanno a rilento: degli 11 milioni e rotti (e dei circa due milioni anticipati) ne vengono spesi solo 800mila.

Nel frattempo, però, il tempo passa e dopo l’affaire Mucciola, si deve riappaltare l’opera. E’ proprio a questo punto che ci si accorge che, all’appello, mancano 1,4 milioni di euro: la cifra che la Sogas ha impiegato per il pagamento del debito con Consulta. Inoltre, dal ricalcolo dei costi, dopo diversi anni dall’appalto iniziale, il costo dell’opera viene stimato non più sugli 11 milioni concessi svariato tempo fa, ma sui 15 milioni di euro. In una situazione di grave difficoltà economica, Sogas deve fare di necessità virtù: dei tre moduli inizialmente previsti, viene “tagliato” quello relativo alla ristrutturazione della vecchia aerostazione. Si tenta di rimanere nei costi.

I rapporti con la Regione, però, sono tutt’altro che idilliaci. Da Palazzo Alemanni, anche dopo l’avvento del reggino Giuseppe Scopelliti, arriverà poco o nulla per il “Tito Minniti”. E anche il mancato versamento delle quote di ricapitalizzazione ne sarebbe testimonianza. Per l’aerostazione, infatti, la Regione – considerando il riappalto come un lavoro nuovo – chiede una nuova convenzione. Degli 11,2 milioni concessi dal CIPE, infatti, solo i 2 milioni e 200mila anticipati devono essere rendicontati. Essendone stati spesi 800mila, dunque, manca all’appello un milione e quattrocentomila euro: per la Regione, infatti, i soldi disponibili sono solo 9 milioni (calcolando i 2,2 già erogati, ma evidentemente, almeno in parte, utilizzati per altro). Sogas, inoltre, dovrebbe restituirne un milione e quattrocentomila euro.

Oltre al danno, la beffa.

A prescindere dalle dispute, però, allo stato attuale i lavori dell’aerostazione sono a serio rischio e, con essi, anche il futuro dell’Aeroporto dello Stretto.

Entro metà luglio (salvo magnanime proroghe), l’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) attende dalla Sogas di sapere se vi sono o meno i fondi per realizzare l’aerostazione, un’opera necessaria, soprattutto dopo l’inserimento del “Tito Minniti” tra i principali scali italiani.

Ma, al momento, si naviga a vista.

In caso di mancata risposta o di risposta negativa all’Enac, l’Aeroporto dello Stretto rischia di sprofondare: dai fondi per l’aerostazione, infatti, dipende l’ok, da parte dell’Enac, della concessione trentennale per il “Tito Minniti”, che, attualmente, è in concessione rinnovabile di anno in anno. La concessione trentennale, infatti, spalancherebbe le porte per l’ormai famigerata privatizzazione della Sogas, ma permetterebbe anche alla Società di Gestione di rivedere la convenzione stipulata con il Ministero dei Trasporti per i soldi concessi per ogni passeggero: allo stato attuale, infatti, l’Aeroporto di Reggio Calabria incassa sei euro per ogni passeggero in partenza, mentre altri aeroporti della stessa fascia (ma in concessione trentennale) ne incassano quattordici o quindi. Si tratta di oltre il doppio del ricavo: un introito che potrebbe tirar fuori il “Tito Minniti” dalle secche in cui versa da svariati anni, coprendo la perdita strutturale stimata sul milione e 800mila euro.

Da ultimo, con la mancata concessione trentennale, il “Tito Minniti” sarebbe a serio rischio accorpamento con l’aeroporto di Lamezia Terme, che ne prenderebbe la gestione, mantenendo (forse) solo i voli minimi. Reggio Calabria diventerebbe, di fatto, un feudo di Lamezia Terme. Reggio Calabria sprofonderebbe nel Medioevo: e c’è da chiedersi, chi vuole la morte del “Tito Minniti”?

Fonte:


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13 commenti

  1. mi chiedo cosa ci sia ancora da commentare !!!

  2. bello questo romanzo…arriveranno altre puntate?

    La fantasia non ha limiti!

  3. vito migliazza

    ma invece di preoccuparsi di garantire a RC una serie di voli per evitarne l’ulteriore isolamento, siamo ancora a termini come FEUDO ? ci si vanta dell’aeroporto o della funzione che deve svolgere? ci si preoccupa del servizio o del pennachio?

  4. @ vito migliazza:
    poi ridicoli quando scrivono:”mantenendo (forse) solo i voli minimi”. Forse non hanno capito che siamo già al minimo numero di voli, già così l’aeroporto (lo dicono i numeri) è inutile, in perdita e facilmente sostituibile da catania e lamezia.

  5. @ Pilota75: a volte (leggendo gli interventi) ho l’ impressione di stare di fronte ad un malato che invece di cercare rapidamente la cura si vuole convincere di stare bene

  6. @ Vito:
    loro sono proprio convinti…ragionano come domenico: noi siamo qui, tutti ci vogliono male, è colpa del resto del mondo!
    Ma dico io…se vedi che tutto va storto inizia a chiederti se FORSE qualcosa di sbagliato in te c’è…no?

  7. Dimmi PILOTA75 cosa ti rode?
    Sei in buona compagnia e ti lamenti?
    Dimmi come ragioni Tu?
    Chiedo agli altri Reggini di dimostrare il loro ragionamento e di confrontarlo
    con quello di Pilota 75!

    Chi ha orecchie intenda!

    Un Saluto a Tutti Voi da Domenico.

  8. @ DOMENICO:
    a me non rode nulla…semmai a te che infili sempre discorsi campanilistici, quando la realtà è molto più semplice: la sogas è incapace a gestire un aeroporto.

  9. @ Pilota75:
    E’ nei fatti che la Sogas non è riuscita a portare avanti un piano efficace di sviluppo e che quando non si conseguono i risultati appellarsi alle colpe altrui non serve. Normalmente l’allenatore che perde si dimette o viene dimesso, Tuttavia sono anch’io del parere che quando c’è un malato grave è necessario affrontare con urgenza le cure necessarie. L’eutanasia toglie di mezzo la malattia, ma anche il malato.
    @ vito migliazza:
    Nel 1970 miei amici che appartenevano all’area politica che aveva deciso a favore di Catanzaro, scendevano in campo contro i “boia chi molla”, sostenendo che il capoluogo era un pennacchio. Ora mi tocca di sentire le stesse cose per l’aeroporto. Questo mi fa riflettere.

  10. @ Franco41:
    Confermo e mi spiego: ci sono due modi di vedere la situazione
    il non far niente e pretendere di avere voli e soldi= pennacchio

    il prendere atto che rc non può che avere un ” ruolo minore” e darsi da fare per mantenere almeno questo obiettivo ( ad esempio invece di sprecare soldi per improbabili ulteriori voli internazionali utilizzare le somme per fare “sconti strepitosi ai messinesi”) significa essere realisti ed avere possibilità di salvare l’aeroporto.
    Sulla base di questo ragionamento a kr tocca qualche charter ed attività di protezione civile
    in sintesi
    i voli internazionali vanno concentrati (anche con incentivi) solo a lamezia
    a rc bisogna dare somma per attrarre i messinesi
    a kr si può fare solo protezione civile e attività similari
    su questi futuro (che sarà conseguenza del mercato) nino ho dubbi.

  11. Ragazzi martedì conferenza stampa di rynnair a Crotone dal primo settembre si vola per Pisa…..fonte del quotidiano della Calabria ……
    Secondo la mia opinioneSe rynnair farà mercato su Crotone con le sue tariffe low riuscirà a tirasi la sibaritide e parte del catanzarese ionico e penso riuscirà a fare i pax che Reggio fa attualmente…

  12. @XXX889 Questa si che è una bella notizia, ma spero che possa fare più passeggeri di Reggio Calabria !!

    Almeno così Crotone non sarà relegato a fare protezione civile in un territorio senza adeguata infrastruttura viaria e non ( a proposito l’ANAS dove ha speso i soldi ? in quale città ha inteso spendere i soldi pubblici? e perchè ha lasciato vasti territori regionali sguarniti di infrastrutture viarie moderne?)

    Spero che questo non sia campanilismo ma giustizia amministrativa ed equità di trattamento tra i vari territori regionali!

    Speriamo che questo tempo di vacche magre possa passare e che presto si possa avere la giusta rotta con o senza SOGAS ma giammai annientati come TANTI inutilmente sperano!

    Chi ha orecchie intenda!

    Un Saluto a Tutti Voi da Domenico.

  13. vito migliazza

    @ DOMENICO:
    io mi auguro molti voli e passeggeri da tutti gli aeroporti della Calabria- ma sarà il mercato a fare la differenza ed il tempo c’è ne darà ragione (come i voli a Krotone che spariranno prima di nascere)

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